Estratto dalla lettera ai praticanti dal Monastero di Blue Cliff (U.S.A.), 12-10-2007
Cara famiglia spirituale,
il monastero di Blue Cliff è molto bello in autunno. Le foreste sono ornate di foglie gialle. Oggi fin dalle undici del mattino da molti luoghi diversi sono cominciati ad arrivare i partecipanti al ritiro intitolato Sedendo nella brezza autunnale. (…)
Il pomeriggio del 9 Ottobre 2007 la rivista Time Magazine è venuta a intervistare Thây su quanto sta avvenendo in Birmania e sul problema del riscaldamento globale.
(…) Riguardo al riscaldamento del globo, Thây ha raccontato alla rivista Time la storia della coppia che mangiò la carne del proprio figlio – la storia raccontata dal Buddha nel Sutra della Carne del Figlio. Questa coppia, in viaggio con il loro bambino alla ricerca di asilo, si trovò ad attraversare il deserto. Non conoscevano bene le distanze, dunque rimasero senza cibo in mezzo al deserto quand’erano ancora a metà del cammino. I due adulti si resero conto che sarebbero morti tutti e tre, che non avevano alcuna speranza di raggiungere il Paese al di là del deserto, dove avrebbero potuto trovare asilo; alla fine presero la decisione di uccidere il loro bambino. Ogni giorno mangiavano un pezzo della sua carne per avere energia sufficiente per proseguire, portandosi poi in spalla il resto della carne del bambino, perché continuasse a essiccarsi al sole. Ogni volta che finivano di mangiare un boccone della carne del figlio, si guardavano e si chiedevano: ”Dove sarà ora il nostro amato bambino?”. Dopo aver narrato questa tragica storia, il Buddha si rivolse ai monaci e domandò: ”Pensate che questa coppia fosse felice di mangiare la carne del proprio figlio?” “No, Onorato dal mondo. La coppia soffriva, mentre era costretta a nutrirsi della carne del figlio”, risposero i monaci. Il Buddha insegnò: “Cari amici, dobbiamo nutrirci in modo da conservare la compassione nei nostri cuori. Dobbiamo mangiare in consapevolezza, altrimenti ci accadrà di mangiare la carne dei nostri stessi figli.”
L’UNESCO ha denunciato che ogni giorno muoiono circa quarantamila bambini per fame o per carenze nutrizionali; allo stesso tempo si coltivano enormi quantità di mais e grano per nutrire bestiame da allevamento (mucche, maiali, polli, ecc…) o per produrre alcool. Oltre l’80% del mais e il 95% dell’avena prodotti negli Stati Uniti sono cibo per bestiame. Nel mondo il bestiame d’allevamento consuma da solo una quantità di cibo equivalente alle calorie necessarie a 8,7 miliardi di persone, più dell’intera popolazione terrestre. (…)
Nel 2005 la F.A.O., l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura ha intrapreso una seria inchiesta sui diversi significativi impatti che ha la zootecnia sull’ambiente, a livello mondiale. La sua relazione, intitolata La lunga ombra del bestiame: Problemi e Opzioni Ambientali, è stata resa pubblica il 29 novembre 2006. Henning Steinfeld, responsabile del Livestock Information and Policy Branch (organo di informazione sull’allevamento del bestiame) della F.A.O. e autore principale della relazione riassuntiva, asserisce quanto segue: “Il settore dell’allevamento si configura come uno dei due o tre principali e significativi fattori di inquinamento ambientale ad ogni livello, dal locale al globale. I risultati di questa inchiesta invitano ad intraprendere un’azione politica più efficace nel trattare problemi come il degrado del territorio, i cambiamenti climatici, l’inquinamento dell’aria, la scarsità e l’inquinamento delle acque e la perdita delle biodiversità. L’implicazione dell’allevamento del bestiame nei problemi ambientali è massiccia, e ugualmente vasto è il contributo che può dare alla loro soluzione. L’impatto è così rilevante che dovrebbe essere affrontato con urgenza.” (pagina XX)1.
Degrado dei suoli. Attualmente l’allevamento del bestiame impegna il 70% di tutto il terreno coltivabile e il 30% dell’intera superficie del pianeta. Le foreste vengono disboscate per creare nuovi pascoli, il che costituisce un’ulteriore spinta alla deforestazione. Per esempio, in America Latina, circa il 70% delle aree disboscate della Foresta Amazzonica sono state riconvertite in pascoli. (pagina XXI)1. Da queste cifre possiamo renderci conto come la produzione di bestiame abbia distrutto centinaia di migliaia di ettari di foresta in tutto il mondo per coltivare cereali e creare pascoli per animali da allevamento. Per giunta, quando si distruggono le foreste, enormi quantità di anidride carbonica conservata negli alberi vengono rilasciate nell’atmosfera.
Cambiamenti climatici. La produzione di bestiame da allevamento ha un grave impatto sull’atmosfera e il clima. E’ “responsabile del 18% delle emissioni di gas che causano l’effetto serra, misurate in equivalente anidride carbonica; questa percentuale è più alta di quella prodotta dai mezzi di trasporto”. Questo significa che allevare animali da macello produce più “gas serra” di tutte le automobili e i camion del mondo messi insieme. Il settore dell’allevamento è responsabile del 9% delle emissioni di anidride carbonica e del 37% del metano di origine antropica (ossia legate alle attività umane), la maggior parte derivante dalla fermentazione intestinale che avviene nei ruminanti. Si tratta di una quantità enorme, perché ogni metro cubo di metano è in grado di intrappolare calore nell’atmosfera 23 volte di più dell’anidride carbonica (ossia il potenziale di riscaldamento globale [GWP] del metano è 23 volte maggiore di quello dell’anidride carbonica). La produzione industriale di carne, uova, latticini è anche responsabile del 65% delle emissioni di protossido di azoto di origine antropica, per la maggior parte derivante dal letame. Come gas responsabile del riscaldamento globale, il protossido di azoto è circa 300 volte più potente dell’anidride carbonica (ha 296 volte il GWP dell’anidride carbonica); inoltre è responsabile di circa i due terzi (64%) delle emissioni di ammoniaca di origine antropica, emissioni che contribuiscono notevolmente alle piogge acide e all’acidificazione dell’ecosistema (pagina XXI)1.
Scarsità e inquinamento delle acque. Più della metà dell’acqua consumata negli Stati Uniti è usata per allevare animali da macello. Occorrono in media 20.815 litri d’acqua per produrre un chilo di carne; allo stesso tempo servono solo 208 di acqua per produrre un chilo di grano. L’allevamento negli Stati Uniti produce un’enorme quantità di escrementi animali, 130 volte più degli escrementi umani; ogni secondo gli animali emettono oltre 39 tonnellate di escrementi. ”La maggior parte dell’acqua impiegata per dissetare e accudire gli animali torna nell’ambiente sotto forma di letame e di acque di scarico. Le feci del bestiame contengono una considerevole quantità di sostanze nutritive [azoto, fosforo, potassio], residui di medicinali, metalli pesanti e agenti patogeni” (pag. 136)1. Questi rifiuti vanno a finire nei ruscelli e nei fiumi, inquinando le sorgenti e causando malattie che infettano tutte le specie.
Proprio come ci ha ammonito il Buddha nel Sutra sulla carne del figlio, stiamo mangiando la carne di nostri figli e dei nostri nipoti. Stiamo mangiando la carne delle nostre madri e dei nostri padri. Stiamo mangiando il nostro pianeta Terra. 2 (…)
La raccomandazione delle Nazioni Unite è chiara: “L’impatto ambientale per unità di produzione di bestiame deve essere ridotto della metà, anche solo per scongiurare un aumento del livello di nocività oltre l’attuale.” (pagina XX) 3. Dobbiamo ridurre almeno del 50% la produzione industriale di carne e dobbiamo consumarne il 50% in meno. Le Nazioni Unite riportano inoltre che perfino riducendo del 50% l’allevamento del bestiame, dovremo comunque impiegare nuove tecnologie per far sì che il resto del settore crei meno inquinamento: per esempio, selezionare diete alimentari per gli animali che riducano la fermentazione intestinale e le conseguenti emissioni di metano, eccetera. Azioni urgenti devono essere intraprese a livello sia collettivo che individuale. In qualità di famiglia spirituale e di famiglia umana, noi tutti possiamo evitare il riscaldamento globale con la pratica di mangiare in consapevolezza. Diventare vegetariani può essere la via più efficace per combattere il riscaldamento globale.
I praticanti buddisti sono vegetariani da più di duemila anni. Siamo vegetariani per nutrire la compassione verso gli animali; ora sappiamo anche che mangiando vegetariano proteggeremo la terra ed eviteremo di infliggerle danni gravi e irreversibili, prevenendo l’effetto serra. In un prossimo futuro, quando l’effetto serra si aggraverà, ne soffriranno tutte le specie; moriranno milioni di persone perché il livello dei mari s’innalzerà provocando l’inondazione di città e territori. Molte malattie mortali si diffonderanno e tutte le specie ne subiranno le conseguenze.
Sono vegetariani sia i praticanti monaci che i laici. Anche se i praticanti laici vegetariani al 100% sono di meno numerosi dei praticanti monaci, almeno mangiano vegetariano dai quattro ai dieci giorni al mese. Sono convinto che non sia così difficile smettere di mangiare carne, quando ci rendiamo conto che in questo modo salviamo il pianeta. Le comunità laiche dovrebbero essere coraggiose e promuovere l’impegno a essere vegetariani almeno per due settimane al mese. Se riusciamo in questo intento, proveremo un senso di benessere. Dal momento stesso in cui faremo questo voto e assumeremo questo impegno proveremo pace, gioia e felicità. Molti praticanti buddisti americani, durante i ritiri organizzati quest’anno negli Stati Uniti, si sono impegnati a smettere di mangiare carne o almeno a mangiarne la metà. Questo è un risultato del loro risveglio, dopo aver ascoltato i Discorsi di Dharma sugli effetti dei gas serra. Prendiamoci cura della nostra Madre Terra. Prendiamoci cura di tutte le specie, compresi i nostri figli e nipoti. Per salvare la terra è sufficiente essere vegetariani. Essere vegetariani in questo caso significa anche non consumare prodotti industriali di uova e latticini, in quanto prodotti dall’industria della carne. Se noi smettiamo di consumare, loro smetteranno di produrre. Solo un risveglio collettivo può creare una determinazione sufficiente per passare all’azione. 4
D’ora in poi tutti i nostri ritiri e in tutti i nostri centri di pratica, in Asia, Europa e Nord America, non mangeremo prodotti a base di uova e derivati dal latte. Ho fiducia che i praticanti laici sapranno comprendere e sostenere questa iniziativa con tutto il cuore. La nostra pratica del momento è aiutare ciascuno a divenire consapevole del pericolo del riscaldamento globale, per dare il nostro contributo a salvare Madre Terra e tutte le specie. Sappiamo che se non ci sarà un risveglio collettivo la terra e tutte le specie non potranno essere salvate. Sarà la nostra vita quotidiana a testimoniare il nostro risveglio.
[segue elencando altre iniziative per la riduzione dell’emissione di gas serra intraprese nei monasteri della tradizione di Plum Village: giornate di astensione dall’uso dell’auto, energie rinnovabili, auto elettriche ecc.]
La nostra madre Terra, il pianeta verde, ha sofferto per i consumi violenti e mossi da ignoranza dei suoi figli. Abbiamo distrutto la nostra Madre Terra, come un batterio o un virus distrugge il nostro corpo, perché anche la Madre Terra è un corpo. Certo, nel corpo umano si trovano anche batteri benefici: miliardi di loro sono presenti in noi, soprattutto nel nostro apparato digerente (noti come “flora intestinale”): proteggono il nostro corpo e aiutano a generare gli enzimi a noi necessari. Allo stesso modo anche la specie umana, se si desta e comprende come vivere con responsabilità, compassione e gentilezza amorevole, può farsi organismo vivente capace di proteggere il corpo della Madre Terra. Il Buddismo è nato perché possiamo imparare a vivere con responsabilità, compassione e gentilezza amorevole. Dobbiamo renderci conto che inter-siamo con la nostra Madre Terra, che viviamo con lei e moriamo con lei.
Thich Nhat Hanh
Note
1: H. Steinfeld e altri, “Livestock’s Long Shadow: Environmental Issues and Options [“La lunga ombra del bestiame: Problemi e Opzioni Ambientali”] Livestock, Environmental and Development (2006).
2: Sutra sulle carni del figlio: Puttamansa Sutta, Samyutta Nikaya XII.63.
3: “Rearing Cattles Produces More Greenhouse Gases than Driving Cars “ [“L’allevamento dei vitelli produce più gas serra delle automobili”, inchiesta delle Nazioni Unite]” U.N. News Centre, 29 Nov. 2006.
4: “Fight Global Warming by Going Vegetarian“ [Lotta contro il riscaldamento globale diventando vegetariano”], articolo su www.goveg.com.
Fonti
- Thich Nhat Hanh, Mindfulness in the Marketplace – A compassionate response to comsumerism, Parallax Press, Berkeley, California (2002).
- Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti, Sistema di Economia Statistica, Bestiame da macello, Relazione Annuale 2001
Originale pubblicato nel sito internazionale dell’Ordine dell’Interessere.
Versione italiana integrale in www.esserepace.org/